eCream• g n a r O Act. 5
I
l giorno dopo quell’episodio tutto sembrava essere tornato alla normalità, eccetto il volto di Rei: lo schiaffo che le avevo dato aveva lasciato un evidente segno rosso. “Ha la pelle così delicata... Non avrei dovuto lasciarmi prendere dalla rabbia”, mi sentii in colpa. «Che stai pensando?» «Oh, niente», allontanai quel pensiero, concentrandomi su Yukino che si era girata verso di me. «Non me la racconti giusta», assottigliò lo sguardo la mia amica. «Stavi fissando Asakawa, è successo qualcosa?» «No, assolutamente», mentii cercando di sembrare convincente. «D’accordo, come vuoi», lasciò correre lei. «Deduco sia inutile anche chiederti del capitano, vero?» «Il capitano...», ricordai provando una stretta al cuore. «Mi ha chiesto di uscire con lei», confessai. «Mi è sembrata sincera riguardo i suoi sentimenti» Yukino cambiò espressione: «Sei davvero fortunata. Fujiwara è una ragazza in gamba» «Perché stai dando per scontato che io accetti?» «Perché saresti una stupida a non farlo!», esclamò. «Andiamo, Miyukichan! Non mi dirai che preferisci quel cretino di Yamato?» «Non ho detto questo», mi avvicinai a lei. «Yukino-chan, ti piace il capitano?» «Certo che mi piace!», le sue guance diventarono rosse. «Ma io non ho nessuna possibilità con lei, quindi, se si mettesse con te, avrei almeno la certezza di saperla in buone mani», mi strizzò un occhio. «A volte non riesco proprio a capirti. Non vuoi provare a dirglielo?» «No, va bene così», appoggiò il mento sulla mano. «L’ho sempre ammirata da lontano, non le farò una dichiarazione proprio adesso che ha perso la testa per te» Lasciai cadere il discorso e spostai lo sguardo nuovamente su Rei, concentrata a scrivere qualcosa sul suo quaderno. “Cosa devo fare?”, mi domandai. Come se lei avesse avvertito il mio 100
pensiero, si voltò verso di me: i suoi occhi blu mi penetrarono fin dentro l’anima. Sentii mancare l’aria, proprio come era successo il giorno prima. Più cercavo di reprimere quei sentimenti, più ne venivo travolta. «Ehi, Miyuki-chan?», mi chiamò di nuovo Yukino. «Guarda chi c’è fuori dall’aula!» Mi voltai verso l’ingresso e vidi Misato, appoggiata allo stipite della porta, che mi sorrideva gentilmente come al solito. «Sembra che ci abbia sentite», ridacchiò incitandomi ad andare da lei. A quel punto mi feci coraggio e la raggiunsi. «Scusami se ti ho disturbato», disse il capitano. «Figurati, siamo al cambio d’ora, abbiamo ancora qualche minuto», incrociai i suoi occhi color nocciola, luminosi e attraenti. «Volevo chiederti se questo fine settimana eri impegnata» «Sabato devo aiutare i miei in negozio, ma domenica sono libera», risposi di getto. «Dici che potremmo vederci?» «Intendi dire noi due... da sole?» «Se vuoi possiamo invitare qualche amica», rise. «A me va bene qualsiasi proposta. Mi basta stare con te», disse in tono così dolce da sciogliermi all’istante. “Perché farmi tutti questi scrupoli? Dopotutto anche Yukino mi ha dato il suo benestare, no?”, pensai scrutandola da capo a piedi. Fujiwara era così bella e affascinante! Avevo davvero voglia di conoscerla meglio. La mia bocca si dischiuse per accettare ma, prima che potessi rispondere, l’immagine di Rei riempì la mia mente. “Basta!”, abbassai la testa stringendo una mano al petto. “Asakawa è stata chiara su quello che vuole da me, ma io non posso...” «Miyuki, è tutto ok?», si preoccupò il capitano vedendomi tergiversare. «Sì, certo», rialzai lo sguardo allacciando i miei occhi ai suoi. «Sarei onorata di uscire con te e conoscerti meglio, Misato-san», risposi liberandomi da tutte le incertezze che mi avevano inghiottito. «Mi fai felice», sussurrò lei, poi si portò i capelli dietro l’orecchio ed io mi accorsi delle sue guance imporporate. 101
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“Le piaccio sul serio...”, pensai sentendo il cuore agitarsi mentre prendevo dalle sue mani il bigliettino col suo numero di telefono e l’e-mail. «Scrivimi per favore, così potremo metterci d’accordo per domenica, ok?», mi sorrise. «Dubito che ti vedrò agli allenamenti di domani pomeriggio, vero?» «Sono al club di cucina», ricambiai il sorriso. «Mi spiace» «Aspetterò domenica con impazienza», mi strizzò l’occhio prima di andarsene. Finalmente ripresi a respirare in modo regolare. Quando rientrai in classe l’insegnante era appena arrivata, ma Rei non si trovava più al suo posto. “Devo dimenticare quello che è successo ieri e voltare pagina”, mi rimisi seduta concentrandomi sul presente. «Allora, cos’è successo?», chiese in un bisbiglio Yukino allungandosi verso il mio banco. «Mi ha chiesto di uscire e...», le mostrai il bigliettino ripiegato, «...questo è il suo numero di telefono» «Cavolo!», sobbalzò. «Un vero appuntamento! Ma allora… vi metterete insieme?» «Non parlare a voce così alta!», la rimproverai sottovoce guardandomi intorno. «Scusami, hai ragione», si riprese. «È solo che sono così emozionata per te!» «Ti ringrazio, ma ancora non so come andrà a finire, quindi evitiamo di far circolare la voce, per favore» «Ok, capo! Però sappi che ti chiamerò e dovrai raccontarmi i dettagli» «Ok, ma smettila adesso, mi stai facendo vergognare!», sbuffai, poi scoppiammo entrambe in una risata attirando irrimediabilmente l’attenzione dell’insegnante. Subito ci rimettemmo composte e i miei occhi, senza volerlo, si posarono di nuovo sul banco vuoto di Rei: quel giorno non rientrò più in aula, ma io m’imposi di non chiedermi se si fosse allontanata perché aveva visto la scena tra me e Misato, oppure perché era stata chiamata dal consiglio studentesco in qualità di rappresentate di classe. 103
La mia mente e il mio cuore, per la prima volta, sembravano non volerne sapere di andare d’accordo: baciare una ragazza e desiderarla, uscire con un’altra ragazza e rimanerne affascinata. Probabilmente non mi erano ancora molto chiari i meccanismi dell’amore. *** «È vero, dunque? Uscirai con Misato?», mi bloccò Yamato all’uscita di scuola, visibilmente deluso. «Sì, è così», confessai un po’ in imbarazzo mentre Yukino, al mio fianco, cominciava a scalpitare. «Oh, accidenti! Non posso dichiararle guerra, le voglio troppo bene», sbuffò calciando un sassolino. «Sei patetico!», ringhiò la mia amica strattonandomi per un braccio. «Come se potessi scegliere tu con chi deve uscire Miyuki-chan» «È per colpa di quello che è successo l’altro giorno, non mi hai perdonato, vero?», chiese insofferente il ragazzo e a quel punto decisi di affrontarlo. «Devo parlare con lui», rivolsi uno sguardo esplicito a Yukino. «Ok, ok!», ci girò le spalle lei, regalandoci una decina di metri. Le giornate cominciavano ad allungarsi, presto ci sarebbero stati gli esami e subito dopo le vacanze estive. Molti erano alla ricerca di una persona con cui condividere quel periodo di relax e divertimento, ma ero certa che non fossero quelle le intenzioni di Yamato con me: i suoi occhi tradivano qualcosa di più profondo di quanto volesse farmi credere. «Mi dispiace», dissi in direzione del ragazzo, lui alzò le spalle con una smorfia. «I miei sentimenti non cambieranno così in fretta, tu mi piaci sul serio», disse sconsolato. «Però, ecco... posso chiederti se mi stai rifiutando perché... Sì, insomma, perché preferisci le ragazze ai ragazzi?» «In realtà non so se posso risponderti sinceramente. Non sono mai uscita con nessuno prima di adesso», confessai. «Però non voglio darti false speranze». «Ho capito, lei ti interessa sul serio, è così?» 104
«Mi incuriosisce e... mi piace, sì», abbassai lo sguardo sentendomi sotto pressione. «Certo, è normale, Misato è... una forza della natura. Nessuno può resisterle», s’incupì ancora di più. «Possiamo rimanere amici?» «Questo non devi neppure metterlo in dubbio», mi sorrise finalmente. «Yamato, posso farti anch’io una domanda?», lo fissai decisa negli occhi. «Perché hai lasciato Rei?» Lui abbassò la testa un attimo prima di ritrovare il mio sguardo: «Le ho detto la verità. Tu mi piaci Miyuki», confermò ciò che Rei aveva riferito a Misato. «Però non è soltanto questo» Rimasi in silenzio, incerta di volerne sapere di più riguardo la sua relazione con la mia vecchia amica d’infanzia. «Ero stanco di un rapporto di quel genere», riprese Yamato. «Ho provato a chiederle perché si comporta in questo modo ma lei...» «Non ha voluto risponderti?», mi uscì di bocca senza pensare. «Dice che è fatta così», alzò di nuovo le spalle infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. «Le piaccio come ragazzo, ma non vuole impegnarsi. Mi ha fatto capire che non le interessava se mi dichiaravo a qualcun’altra e se rompevamo» Eppure io l’avevo vista piangere nel sonno e dire quella frase: «Non mi lasciare...», possibile che Rei gli avesse mentito? Salutai Yamato e Yukino, che alla fine mi avevano accompagnato fino a casa, e decisi che non mi sarei più fatta domande su quella storia: se Asakawa voleva vivere la sua vita in quel modo, io non potevo farci niente. Quel sabato però successe qualcosa di inaspettato al negozio dei miei genitori. Dopo essermi alzata di buonora per preparare i dolci della giornata, mi ero messa a dare una mano al bancone, quando una figura conosciuta apparve inaspettatamente sulla soglia: «Buongiorno Miyuki-chan», mi salutò la signora Ritsuko avvicinandosi. Alle sue spalle Rei la seguiva a ruota. «Salve…», dissi rimanendo bloccata mentre asciugavo un bicchiere. «C’è tua madre per caso?» 105
«Gliela vado a chiamare subito», mi affrettai ad aprire la porta del laboratorio. Mia madre, quando seppe che era venuta a trovarla la sua cara amica, si tolse il grembiule, dette disposizioni alle nostre due dipendenti e sistemò rapidamente i capelli prima di entrare in sala: «C’è anche Rei, vero?», chiese. «Sì, c’è anche sua figlia» «Bene, state andando d’accordo voi due?», mi tirò per un braccio. Non feci in tempo a rispondere che lei già si trovava dall’altra parte del bancone ad abbracciare Ritsuko. «Sembra proprio che vogliano recuperare il tempo perduto», sentii dire e subito mi girai verso Rei che si era seduta sullo sgabello davanti a me. «Già», risposi con noncuranza riprendendo in mano bicchiere e strofinaccio. «Ti posso offrire qualcosa?», domandai guardando altrove. «Tè e due cornetti mignon alla crema d’arancia. Grazie» Le preparai ciò che mi aveva chiesto e glielo servii cercando con tutte le mie forze di stare tranquilla. «Vuoi spostarti su un tavolino? Staresti più comoda», proposi. «No, sto bene qui», mi fissò ed io abbassai immediatamente gli occhi tornando a sistemare le stoviglie. «Sei molto arrabbiata?» Il cuore mi balzò in gola sentendo cambiare il tono della sua voce: sembrava dispiaciuta. «No, non lo sono più e... scusa per averti dato quello schiaffo», rialzai lo sguardo su di lei sentendomi disarmata: i suoi occhi blu continuavano a confondermi. «Ti ho messo alle strette. Me lo sono meritato», ribatté mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso. «In ogni caso, è acqua passata», mi affrettai a rispondere. «Cerchiamo di andare d’accordo almeno per loro, ok?», le feci un cenno indicando le nostre madri. «Farò del mio meglio», bevve un sorso del suo tè. «Grazie», abbozzai un sorriso: Rei e la sua immagine di capoclasse seria, composta, posata... Rei e la sua parte oscura, passionale... 106
Rimasi imbambolata a guardare le sue labbra schiudersi per mordere uno dei cornetti farciti alla crema che avevo preparato con le mie mani. Inevitabilmente pensai a quando la sua bocca si era stretta al mio seno facendomi perdere il controllo. Arrossii e abbassai la testa giusto in tempo prima che Rei notasse il mio turbamento. «Uscirai con Fujiwara?», se ne uscì all’improvviso. Spalancai gli occhi sorpresa: «Perché me lo chiedi?» «Curiosità», rispose con tono apatico. «Sì...», ammisi. Rei non replicò. Finì il suo tè poi si girò verso sua madre che stava ancora chiacchierando con la mia: «Ne avranno ancora per molto, secondo te?» «Non lo so, ma possiamo provare a chiederglielo», assecondai il suo tentativo di cambiare discorso. “Possibile che... le abbia dato fastidio sapere che uscirò con il capitano?”, mi chiesi sentendo il cuore perdere un battito. Rei era gelosa di me? Il solo pensarlo mi riempiva di un’incomprensibile eccitazione. “Che mi succede?”, rialzai lo sguardo sulla mia compagna di classe che mi fissava perplessa. «Miyuki, mi hai sentito?» «Oh, no, scusa... cosa stavi dicendo?», tornai coi piedi per terra. «Ho detto che dovrei comprare una cosa in un negozio qui vicino. Puoi accompagnarmi?», arcuò un sopracciglio. «A-accompagnarti? Ecco... io... veramente stamani sono di servizio e...» «Non importa», si alzò dallo sgabello. «Andrò da sola» Senza rendermene conto, rimasi incantata a guardarla mentre si accomodava la borsa a tracolla sul suo abitino leggero di color azzurro. «Miyuki...», si avvicinò assottigliando lo sguardo. «Perché mi stai fissando in questo modo?», mi scostò un ciuffo di capelli dalla guancia e in un attimo il mio volto prese fuoco. «Che c’è? Stai arrossendo?», rise divertita. «Smettila», mi scostai. 107
«Scusami, è solo che...», prese un respiro. «Sei davvero carina», concluse dolcemente. A quelle parole sentii un improvviso colpo al cuore, l’aria mi si bloccò nei polmoni e quando la vidi uscire dalla porta del negozio desiderai solo una cosa: stare ancora con lei, anche solo per pochi minuti. Tolsi il grembiule e la inseguii. «Miyuki, dove stai andando?», mi chiamò mia madre, accorgendosi che mi stavo dirigendo svelta verso l’ingresso della pasticceria. «Ah… mamma, torno subito. Accompagno Rei a comprare una cosa», mi giustificai impaziente di uscire. «Va bene, ma non fate tardi. Sei stata tu a chiedere di lavorare stamani, ricordi?», mi lanciò un’occhiataccia. «Ok, torneremo subito», assicurai girando la maniglia della porta per correre dietro a quella che ormai era diventata un’irresistibile tentazione. “Sì, è così. Sono completamente impazzita”, strinsi i denti allungando la falcata, finché non vidi Rei tra la gente che passeggiava osservando le vetrine del corso. «Ehi, aspettami!», la chiamai. Lei si girò verso di me stupita. «Faremo in fretta vero? Non ho molto tempo» «Va bene», mi sorrise. «Il posto è proprio qui a due passi». La seguii, ancora col fiato corto per la corsa, e varcai con lei la soglia di un adorabile negozio pieno di pupazzetti e accessori. «Per chi è il regalo?», domandai curiosa. «È per una compagna di scuola che è stata gentile con me», rispose Rei camminando lentamente tra gli scaffali. «Una compagna di scuola?», rimuginai. «È qualcuno del consiglio studentesco?» «Quante domande. Sei gelosa?», mi fece un sorrisetto. «Assolutamente no!», negai con fin troppa decisione. Rei rise piano, poi si fermò davanti a dei foulard: «Questo potrebbe essere adatto, che ne pensi?», ne indicò uno con una graziosa stampa di farfalle colorate. «Sì, non è male...», sentii un improvviso fastidio alla bocca dello stomaco. «Ehm, ti dispiace se do un’occhiata mentre tu decidi?», mi allon108
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tanai da lei. “Che mi succede? Perché mi sento così fuori luogo?”, strinsi le labbra e presi tra le mani un peluche a forma di tigre. “Comunque, se Rei dovesse regalare alla ragazza misteriosa uno di questi, credo che mi darebbe ancora più fastidio”, ammisi sconfitta. “È inutile illudermi che sia lei quella gelosa di me, quando è palesemente il contrario”. Girovagai nel negozio cercando di concentrarmi sulla decisione che avevo preso nei confronti di Rei, nel tentativo di recuperare un po’ di lucidità. Dovevo parlarle, non potevo lasciare le cose così in sospeso. «Eccomi, ho fatto. Possiamo rientrare», mi affiancò Rei e in quel momento notai che il foulard che mi aveva fatto vedere poco prima era ancora al suo posto. «Cos’hai scelto alla fine?», le chiesi sulle spine. «Se tu mi avessi aiutato nella ricerca, lo sapresti», rispose col solito tono dispettoso. «Oh, sei impossibile!» «Davvero? Ti ho chiesto di venire per darmi un consiglio e invece sei sparita, poi sarei io quella impossibile?» «Mi sono distratta», mentii incrociando le braccia. «Immagino», ridacchiò. «Rei...», mi uscì dalla bocca il suo nome senza onorifico. «Perché lo hai fatto?», le chiesi a bruciapelo mentre la gente ci passava accanto come un fiume in piena. «Vuoi saperlo adesso?», si fece seria di colpo, capendo immediatamente a cosa mi stavo riferendo. «Sì», risposi incurante di dove ci trovavamo. Lei si avvicinò al mio orecchio: «Perché sono la peggiore... te l’ho detto», rise maliziosamente. La fissai negli occhi che si erano fatti scuri e profondi. «Che significa? Sii chiara», l’affrontai senza troppi giri di parole. «Vuoi che sia più chiara di così?», mi prese per un braccio tirandomi a sé. «Pensi che baciarti qui davanti a tutti potrebbe aiutarti a capire?» disse col solito sorrisetto strafottente. «Lo faresti con sentimento?» 110
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«A che tipo di sentimento ti riferisci?», la sua espressione si indurì. «Mi sto riferendo a un tipo di sentimento che... non si riduca solo a chiudersi da qualche parte a fare quelle cose», la freddai senza riserve. «Non mi sembravi così dispiaciuta l’altro giorno», mi guardò con biasimo. «Ma dimmi, tu invece con quale tipo di sentimento lo faresti? Perché se non sbaglio hai un appuntamento con Fujiwara domani, o no?», mi colpì a sua volta lasciandomi senza possibilità di replica. «Vedi? È proprio questo che non sopporto», si avvicinò al mio volto. «L’ipocrisia», concluse gelida. «Sei ingiusta! Se le cose fossero andate diversamente tra noi io non avrei accettato di uscire con Misato-san», mi sfuggì dalla bocca senza riflettere e subito me ne pentii. «Ma bene. Fujiwara sa di essere la tua seconda scelta?» «Lei mi piace e... non c’è niente di male a conoscere una nuova amica», abbassai gli occhi sentendomi in difetto: le mie parole mi si stavano rivoltando contro. «Una nuova amica?», scoppiò in una risata Rei. «Ma allora... fai solo finta di essere ingenua! Perché saresti una stupida a credere che Fujiwara da te voglia una semplice amicizia», si innervosì. «A lei piaci ‘in quel modo’, Miyuki!» «Adesso smettila!», alzai la voce al limite, attirando senza volere l’attenzione dei passanti. Rei non disse altro, si chiuse in un silenzio glaciale, continuando a fissarmi con quel tipo di sguardo che riusciva a demolirmi più di mille parole. «Ryo è tornato da me, mi ha chiesto di provare a ricucire il nostro rapporto», riprese di colpo a parlare. «Hai fatto un’ottima scelta. Tra i due è sicuramente Fujiwara quella più adatta a te», si avvicinò ancora al mio orecchio. «Divertiti con lei, domani», sibilò e mi diede rapidamente le spalle. «Ehi, aspetta! Dove stai andando?» «A casa. Dì a mia madre che ho avuto un imprevisto», si allontanò senza voltarsi più indietro. Tornai al negozio da sola, tormentata da quello che era accaduto. Le parole di Rei mi avevano scosso: “Che cosa sto facendo?”, mi chiesi rannicchiandomi nel mio letto. 112
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Proprio in quell’istante sul telefonino arrivò un messaggio: era Misato che mi chiedeva dettagli per il giorno dopo. *** «Miyuki-chan!», mi corse incontro Yukino vedendomi entrare dal cancello della scuola. «Buongiorno, sempre piena di energia fin dal primo mattino, eh?», la salutai. «Non si può dire lo stesso di te», si allarmò. «Hai una faccia...» «Non ho dormito molto stanotte» «O-oh! Vuoi dire che... insomma... tu e... la sempai...», balbettò. «No! Che cosa stai pensando?», la bloccai subito. «In realtà... ieri non siamo uscite insieme» «Che cosa? Ma perché? Uffa… E io che speravo in qualche racconto piccante!» «Yukino-chan per favore, non è proprio il caso, credimi», allungai il passo verso l’ingresso dell’edificio scolastico. «Ok, ok, stavo solo scherzando un po’», mi raggiunse su per le scale. «Si può sapere cos’è successo?» «Sono stata poco bene e ho rimandato» «Che brutta scusa», mi guardò di sottecchi, ma io feci finta di niente. Poggiai la cartella sul mio banco e aspettai che le lezioni iniziassero. Yukino non mi fece altre domande e da buona amica cambiò discorso, mentre Rei, seduta al suo posto, non mi degnò di uno sguardo per tutta la giornata. In tardo pomeriggio, finiti i corsi, raggiunsi Misato in palestra per parlare con lei. Mi sentivo un verme nei suoi confronti ed era giusto che le spiegassi come stavano realmente le cose: avevo bisogno di tempo e di fare chiarezza nei miei sentimenti. «Ho letto il messaggio in cui dicevi che mi avresti aspettato davanti alla palestra dopo gli allenamenti. Cosa dovevi dirmi?», mi sorrise Fujiwara avvicinandosi. 114
«Scusami se ieri non sono venuta all’appuntamento», feci un inchino. «Non dispiacerti. L’importante è che tu stia bene», mi strizzò un occhio. «Possiamo uscire un’altra volta se ti fa piacere» «Ecco...», balbettai cercando le parole giuste per non ferirla. «C’è dell’altro?», si preoccupò Misato. «Ti va se ne parliamo per strada mentre torniamo a casa? Fra poco usciranno tutte le mie compagne dagli spogliatoi, non vorrei che ci interrompessero» «Va bene», annuii. Era vero che il capitano mi piaceva, ma per Rei provavo qualcosa di diverso... Dovevo semplicemente ammettere la verità, quella verità che mi era stata sbattuta in faccia e che mi aveva fatto riflettere e rimettere tutto in discussione. «Come vanno gli studi?», mi domandò Misato cercando di rompere il silenzio. «Bene, grazie, anche se aspetto con impazienza le vacanze estive, ho bisogno di fare una piccola pausa» «A chi lo dici», rise il capitano accompagnando i capelli dietro l’orecchio, poi di colpo si fermò. «Che succede?», mi allarmai vedendo lo stupore dipinto sul suo volto. «Ma allora... è vero che quei due...», disse in un soffio con lo sguardo fisso davanti a lei. Mi girai lentamente verso quella direzione e dentro di me qualcosa si ruppe: Yamato e Rei si erano appena richiusi alle spalle la porta della stanza delle necessità. Fu un momento davvero imbarazzante ritrovarsi tutti e quattro l’uno di fronte all’altra. «Ryo, è questo il motivo per il quale hai saltato gli allenamenti?», lo ammonì Misato scurendosi in volto. «Ho avvertito il mister. Dovevo sbrigare una cosa importante», si difese il ragazzo. «Certo. Posso immaginarlo», ribatté il capitano con disprezzo. Io non riuscii a dire una parola. I miei occhi erano incollati a quelli di Rei che sembrava riflettere il mio stesso stato d’animo. “Perché?”, strinsi una mano al petto. Il dolore mi penetrò così profon115
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damente che per un attimo ebbi paura di crollare a terra e non rialzarmi più. «Possiamo andare, per favore?», chiesi a Misato con un filo di voce, aggrappandomi al suo braccio. «Sì, ce ne andiamo subito», mi prese per mano il capitano trascinandomi via. Mentre passavamo accanto ai due, il profumo di Rei m’inondò e d’istinto alzai lo sguardo su di lei: i suoi occhi, lontani e inespressivi, sembravano avermi abbandonato definitivamente, così come tutti i buoni propositi che mi ero imposta. “Che stupida che sono stata a credere che lei...”, strinsi i denti ripensando a quando mi aveva accusato di ipocrisia, facendomi sentire in colpa. «Miyuki, stai bene?», domandò preoccupata Misato continuando a tenermi per mano. «Non molto, scusa», tentai di riprendermi. «Ti capisco. Dopotutto Yamato si era appena dichiarato, ci sarai rimasta male, vero?» «No, non è per quello» Misato si fermò di colpo in mezzo alla strada: «Qual è il problema allora?» mi guardò perplessa. «Sul serio, non è per Yamato, è che... non capisco Asakawa», sbottai sentendo la rabbia crescere dentro. «Tu non la conosci», s’incupì. «Se vuoi un consiglio, stai lontana da lei» «Stare lontana da lei? Che vuoi dire?» «Le persone che hanno a che fare con Asakawa finiscono tutte soggiogate da lei e vittime del suo egoismo», rivelò amaramente. «Vuoi dire che... c’è stato qualcosa tra voi due?», domandai trattenendo il respiro. «Niente di quel genere…», mi rassicurò riprendendo a camminare. «Diciamo che ho vissuto un momento molto particolare l’anno scorso e lei ne era a conoscenza. Ho sperato fino all’ultimo che potessimo diventare amiche ma... lei ha preferito distruggere tutto ciò che amavo, compreso il mio rapporto con Ryo», strinse le labbra. Abbassai la testa cacciando via da me il pensiero di Yamato e Rei insieme che uscivano da quella dannata stanza. 117
«Miyuki, smettiamola di parlare di loro. C’è qualcosa che devi ancora dirmi e che abbiamo lasciato in sospeso, no?», si parò davanti a me Misato che sembrava in ansia. «Scusami se ieri non sono uscita con te. Non volevo rifiutarti» «Mi hai detto che sei stata poco bene. Ti credo», si rilassò di colpo e i suoi occhi si allacciarono ai miei. Dentro vi scorsi una luce calda e attraente. «Misato-san... io…», sussurrai sgombrando la mente da tutti i brutti pensieri, riscaldata solo da quella luce che adesso invadeva tutto il mio corpo. «Allora, hai impegni per la prossima domenica?», chiese sorridendomi dolcemente. «A dire il vero sì», le strinsi le braccia intorno al collo, lasciando cadere a terra la mia borsa. «Devo assolutamente uscire insieme alla mia ragazza», mi alzai sulla punta dei piedi e la baciai. Il tempo sembrò fermarsi e così anche il mio cuore: non era più il momento di farsi male e distruggersi. Volevo solo amare ed essere riamata. ***
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Orange Cream di Scarlett Bell
con i disegni di Aeryn Sun
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