I libri di Usha Aurora Simbolica CONDIVISIONEDI ESPERIENZE DA PRATICANTI DELLO YOGA INTEGRALE
Shaktisvhan e Vivashan
Lo Yoga del cibo
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Yoga del cibo Yoga integrale – tutta la vita è yoga Se si osserva attentamente la vita da una parte e lo yoga dall’altra, ci si accorge che la vita è yoga, coscientemente o subcoscientemente. Con questo termine, infatti, intendiamo uno sforzo metodico di perfezione di sé attraverso il manifestarsi di potenzialità latenti nell’essere, e la ricongiunzione dell’individuo umano con l’Essenza universale e trascendente che vediamo parzialmente espressa nell’uomo e nel cosmo … … Tuttavia l’utilità vera dello yoga ed il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell’uomo, incosciente nella natura, coincide con la vita stessa, onde si possa dire luminosamente, guardandone insieme il cammino e l’adempimento: “In verità, tutta la via è yoga”. (Sri Aurobindo- la Sintesi dello Yoga – Introduzione)
trasformare tutta la vita in yoga; la vita intera sia mezzo per acquisire conoscenza e consapevolezza, la vita intera divenga un’opera d’arte. La vita per il praticante dello yoga integrale è il materiale grezzo, analogo al marmo dello scultore ed ai colori del pittore; i momenti in cui ci si siede nel proprio angolino per una meditazione, o una visualizzazione, o una preghiera, o qualche altra pratica della sadhana, possono essere importanti ed anche indispensabili, ma non devono mai essere esclusivi. Ciò che si può realizzare, in termini di allargamento di coscienza e percezione, nei momenti di pratica, deve poi radicarsi nella quotidiana vita di relazioni, trasformando e rovesciando i punti di vista ordinari, le ordinarie abitudini fisiche e psichiche, le ordinarie capacità percettive basate unicamente sui sensi materiali. Perfino il periodo del sonno, che a ben vedere occupa circa un terzo del tempo della nostra vita, deve essere trasformato in un utile occasione di pratica e di conoscenza, evitando di piombare in un buio baratro di incoscienza, acquisendo sempre di più consapevolezza di ciò che accade quando la coscienza mentale lascia spazio ad altre modalità. Integrale, inoltre, perché nulla deve essere rifiutato per la pratica, perché tutto è utilizzabile per la crescita e la trasformazione. La crescita individuale non è altra cosa della crescita di tutto ciò che ci sta attorno, perché in effetti nulla si trasforma se non la coscienza. All’interno di questa visione e prassi anche i momenti giornalieri dedicati all’alimentazione devono essere per il praticante una vera e propria “pratica”, cioè occasione di crescita della consapevolezza e di trasformazione.
Lo yoga di Sri Aurobindo e Mère è stato definito ”integrale” (purna yoga) e con questo termine ne vengono sintetizzate molte caratteristiche peculiari; per questo lavoro ci interessa osservare un paio di significati del termine integrale, non per una sterile teoresi, ma osservandoli dal punto di vista del praticante. Pratica integrale innanzitutto perché questa sadhana procede evitando ogni separatezza tra i momenti ad essa dedicati ed il resto della giornata, al fine di non produrre ulteriore alienazione; dapprima i tempi della pratica devono essere armonici con le altre attività, finché si giunga ad “integrare” ogni momento, l’agire, il sentire, il pensare. Lo scopo del lavoro è quello di
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Coscienza olistica e sacralità … le gradazioni della coscienza sono degli stati universali che non dipendono dal modo di vedere della personalità soggettiva; è piuttosto il modo di vedere della personalità soggettiva a essere determinato dal livello della coscienza in cui essa è organizzata secondo la sua natura-tipo o il suo stadio evolutivo… (Sri Aurobindo – “Lettere sullo yoga” Libro 4 – cap. 20 - pag. 12-13) … La coscienza è una cosa fondamentale, è l'elemento fondamentale dell'esistenza; è l'energia, il moto, il movimento della coscienza a creare l'universo e tutto ciò che è in esso: non solo il macrocosmo, ma anche il microcosmo non è altro che coscienza che organizza se stessa. (Ib. Libro 4 – cap. 20 –pag. 15).
determinata dalla vibrazione della Coscienza, sia come ampiezza che come intensità. Nel campo della Coscienza, come sopra inteso, la "qualità" della Coscienza stessa determina non solo la conoscenza, in quanto capacità di percezione e di identificazione, ma anche la Volontà, in quanto capacità di scelta-potenza... Per esempio un vegetale è posto in un campo coscienziale in cui si possono "comprendere" ed "esperire" solamente scelte ed azioni connesse al mantenimento della vita vegetale ed alla sua riproduzione, mentre invece una Entità della sovramente (mondo degli dei) agisce al'interno di una Coscienza elevatissima che, sebbene abbia ancora una visione non assolutamente unitaria della Realtà, consente un Potere che alla coscienza mentale umana appare "miracoloso”. In una siffatta visione tutto ciò che l‘uomo realizza è una variazione nel campo coscienziale e quindi non è cosa privata ed individuale, anche se è individualmente che l’opera si compie. Ciò che realizziamo in noi si irradia attorno a noi e diventiamo portatori di un “contagio” che può essere positivo o negativo in proporzione e sintonia con il piano di coscienza in cui ci posizioniamo. In altre parole possiamo essere veicolo di trasformazione o agenti dell’inerzia: l’evoluzione procede comunque a prescindere da noi, ma noi possiamo scegliere se partecipare consapevolmente od opporre resistenza. Quanto più rendiamo consapevole il nostro quotidiano agire, mangiare compreso, purificandolo dall’abitudine meccanica e dalle pulsioni inconsce, tanto più renderemo ogni azione della nostra giornata un atto sacro e tanto più progrediremo in consapevolezza e libertà.
La Coscienza non è strumento interpretativo, né di conoscenza "esterna. Per analogia con alcune formulazioni teoriche della fisica moderna, potremmo immaginare la coscienza come una sorta di "campo" esistenziale, all'interno del quale soggetto ed oggetto non sono separati, ma sono un tutt'uno. L'uno e l'altro sono indissolubilmente connessi al livello di Coscienza che è espresso dal "campo". In altre parole la caratteristica dell'esistenza è
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Yoga del cibo
yoga del cibo, senza preoccuparsi dello yoga del sonno o della parola consapevole, della meditazione, della introspezione, del karma yoga (inteso come yoga del lavoro) e di altri mille aspetti del procedere della nostra giornata. Ciò premesso, è possibile delineare alcuni “movimenti” che possono aiutarci per procedere in uno yoga del cibo, tenendo altresì conto che non è possibile tracciare percorsi rigidi per gli altri, ma solamente rendere testimonianza della propria esperienza. Ciascuno potrà cogliere gli aspetti generali della questione e procedere poi secondo le proprie peculiarità e caratteristiche.
PREMESSE Fisicamente noi dipendiamo dal cibo per vivere, purtroppo … perché con il cibo noi assorbiamo quotidianamente e continuamente un'enorme quantità d'incoscienza, di tamas, di pesantezza, di stupidità. Non può essere altrimenti, a meno che, costantemente, senza sosta, noi diveniamo completamente svegli e non appena un elemento s'introduce nel nostro corpo lavoriamo immediatamente su di esso per estrarne soltanto la luce e respingere tutto ciò che può oscurare la nostra coscienza. E' questa l'origine e la spiegazione razionale dell'abitudine religiosa di dedicare a Dio il cibo prima di ingerirlo. Quando si mangia si vuole che quel cibo che si prende non sia per il piccolo ego umano, ma un'offerta alla coscienza divina dentro di sé. Tale atteggiamento viene incoraggiato in tutti gli Yoga, in tutte le religioni. Esso è all'origine di questa abitudine di riferirsi alla coscienza nascosta, appunto per diminuire il più possibile l'assorbimento di un'incoscienza che aumenta quotidianamente, continuamente, senza che ce ne accorgiamo. La Madre "Conversazioni 1950 - 1951 " pag. 350
CONSAPEVOLEZZA NEL MANGIARE L’essere dell’uomo si estende su vari piani, anche se la maggior parte degli umani ha consapevolezza solamente del proprio esistere sul piano materiale, di ciò che è evidente per i sensi fisici e che viene trasmesso ed elaborato dalla mente. Per costoro il mangiare è semplicemente l’appagamento di un istinto e l’indugiare sul senso del gusto, che questo istinto supporta e (spesso) intensifica. Ma se si riflette, anche in modo non troppo approfondito, ci si renderà conto che il primordiale istinto del cibo si innesta in qualcosa di più “rarefatto e sottile” che sfugge alla consapevolezza poiché nasce negli anfratti del subconscio. L’istinto materiale del cibarsi è collegato alla conservazione della vita e quindi dovrebbe essere totalmente soddisfatto al momento in cui viene ingerita la quantità di materia che basta al sostentamento od eventualmente al mantenimento di una piccola riserva. Ciò invece difficilmente accade: spesso il cibo viene invece ingurgitato in grande quantità e con avidità, oppure rifiutato; il cibarsi è strettamente connesso alla condizione psichica, condizione che determina inoltre
Come per tutto ciò che riguarda la nostra vita, il cibarsi è strettamente connesso alle profonde motivazioni esistenziali che la sorreggono e, viceversa, le motivazioni profonde determinano le caratteristiche del nostro cibarsi. Uno yoga del cibo non può essere una azione a sé stante, separata da una visione complessiva della conoscenza, della realtà e della vita, ma va armonicamente posto come tassello pratico-operativo di quella visione, azione non separata dalle altre parti della nostra giornata, ma fluire in sintonia con lo svolgersi della vita, in altre parole sarebbe velleitario praticare uno
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innumerevoli disturbi ai processi di digestione ed assimilazione. L’uomo associa il materiale istinto di nutrirsi alla pulsione di assimilare tutto ciò che è possibile, perché mangiare e introitare, rendere parte di sé stessi è il massimo di controllo ed un possesso totale su ciò si che considera “altro “ da sé stesso. La coscienza mentale funziona in modo duale sotto vari aspetti, ma in particolare per quello che riguarda l’esistenza: vi è un io cosciente e consapevole della propria esistenza, separata da tutto il resto, che è non io. L’io mentale è quindi “il” soggetto ed è tanto più potente, forte e sicuro, quanto più riesce a modificare e controllare tutto ciò che è “oggetto”, cioè tutto quello che è non io, cioè tutto quello che non è lui stesso. Se questo ha funzionato in armonia
con la evoluzione della coscienza sulla terra, favorendo il manifestarsi e il radicamento della mente e dell’essere mentale, ora che la mente ha compiuto il suo ciclo e si è pienamente affermata, diviene totalmente obsoleto: una delle capacità e prerogative che definiscono l’essere umano, la coscienza di esistere, che ha determinato la manipolazione dell’ambiente , si trasforma in uno strumento di sofferenza e distruzione degli esseri senzienti, degli uomini e del pianeta stesso. E’ necessario allora liberare il mangiare da ogni suggestione subconsciente, tipologia di suggestioni di solito connesse all’avidità, al potere egoico, all’interesse separato.
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Quando ci si approssima al cibo occorre porsi nella condizione di silenzio della mente del vitale e del corpo, così come quando si entra nella meditazione.
Nella condizione di silenzio, quiete e pace, concentrare l’attenzione su ciò che si sta per andare a fare. Chiedersi perché ci si ciba, rispondendo a sé stessi con grande sincerità. Eliminare gradualmente ogni “sovrastruttura”, sino a portare la motivazione all’essenziale: necessità di nutrire il corpo nel migliore dei modi.
Nella condizione di silenzio, quiete e pace, richiamare un movimento di GRATITUDINE ed AMORE per il Divino, qualunque sia la visione che ne abbiamo, perché vi sono le condizioni (che non dovremmo mai dare per scontate) tali per cui di fronte a noi vi sia quel cibo a disposizione e tali per cui noi si possa mangiare e godere pienamente del cibo.
Estendere questo movimento di gratitudine per tutti coloro che con la loro azione hanno consentito che noi si disponga di quel cibo
Nella condizione di silenzio, quiete e pace, attivare un movimento di amore per il cibo stesso. Quella materia che abbiamo di fronte diverrà parte del nostro stesso corpo, quelle cellule che ora formano il cibo saranno le cellule del nostro corpo.
Estendere il sentimento di amore anche al proprio corpo; amore che deve innanzitutto essere accettazione e comprensione. Occorre riconoscere il corpo per quello che è: un tempio. Un “luogo” sacro in cui può risiedere ogni parte del nostro Essere. Nel cibo e nel corpo possiamo “effettivamente” sacralizzare la materia e risolvere ogni dualismo o antinomia tra gli aspetti del Divino non in una sterile speculazione filosofica, ma nel concreto dipanarsi della vita.
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Prima di mangiare, ricordatevi di invocare il Divino. Offrite il cibo al Divino dentro di voi. Offrite la vostra gratitudine a tutti quelli che hanno reso possibile che il nutrimento fosse disponibile per voi. In tranquillità, in silenzio, prendete il cibo come prasād, come grazia.
Surely I take no more an earthly food But eat the fruits and plants of Paradise! Certo io non assumo più alimenti terreni ma mangio i frutti e i vegetali del Paradiso !
Io personalmente trovo il seguente versetto della Gita molto adatto al nostro scopo:
Sri Aurobindo - Poesia “Divine Sense” Un dieta vegetariana o vegana non è un dogma o un comandamento, ma una utile indicazione di pratica. Gli animali allevati per essere mangiati trascorrono una breve vita in condizioni orribili e vengono uccisi con violenza, nel dolore e nel terrore, è inevitabile che le cellule dei loro cadaveri continuino a vibrare in sintonia con quelle condizioni di disagio, di dolore e di morte e a passare quelle medesime vibrazioni alle cellule del nostro stesso corpo. Nel contempo è importante assumersi le proprie responsabilità e non essere complici di ciò che si perpetra ignobilmente nei confronti di esseri senzienti, senza ipocrisie autoassolventi.
Brahmārpanam brama havih brahmāgnau brahmanā hutam brahmaiva tena gantavyam bramakarma-samādhinā Om. Shāntih. Shāntih. Shāntih. Il Divino è l’offerta; Il Divino è l’oblazione; Il Divino è la fiamma; Il Divino è colui che offre; Il Divino è il traguardo di chi lavora con la sua mente sul Divino. Om. Pace. Pace. Pace. Pandit – “Come si comincia”
I legumi che chiedevano di essere colti (Da “Mère racconta” 23 Giugno 1954) A Tokyo, avevo un giardino nel quale coltivavo verdure, un giardino piuttosto grande in cui crescevano molte verdure. Ogni mattina, dopo aver dato loro l’acqua, facevo il giro per scegliere quelle che volevo raccogliere e mangiare. Ebbene, figuratevi che alcune mi dicevano: “No, no, no, no...”; altre invece chiamavano, le vedevo da lontano, e mi dicevano: “Prendimi, prendimi!”. Allora, semplicemente, andavo a cercare quelle che volevano essere raccolte e mai raccoglievo quelle che non volevano. Pensavo fosse una cosa del tutto eccezionale, perché amavo molto quelle piante e me ne occupavo molto, avevo messo in loro molta coscienza mentre le innaffiavo o le ripulivo, per cui pensavo che avessero forse una capacità particolare.
COSA MANGIARE Le cellule del corpo si cambiano totalmente in circa sei-sette anni ed è quindi legittimo dire che in questo lasso di tempo diventiamo ciò che mangiamo. E’ quindi di estrema importanza porre attenzione a ciò che si mangia, a quali sostanze, cellule e vibrazioni immettiamo nel nostro corpo.
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Ma poi, in Francia, è stato lo stesso. Avevo anche là un giardino, nel sud della Francia, in cui coltivato piselli, ravanelli, carote. Ebbene, alcuni erano contenti e chiedevano di essere raccolti e mangiati, altri invece dicevano: “No, no, no, non toccarmi, non toccarmi!”. (risa dei presenti) Perché, Madre, dicevano così? Beh, ho fatto varie esperienze, appunto per sapere, e il risultato non era sempre lo stesso. A volte era perché effettivamente la pianta non era mangiabile: non era buona, era dura, o amara, o non commestibile. Altre volte era perché non era pronta, era troppo presto, non era matura. Aspettavo uno o due giorni, e poi mi diceva: “ Prendimi, prendimi, prendimi!”. (altre risa)
estenderle. L’ingerimento di carne morta ed allevata nella sofferenza diventa del tutto intollerabili, così come accade per altri aspetti della nostra giornata, come ad esempio per la visone di film e spettacoli che sono puri veicoli di violenza e morte, In altre parole il tipo di alimentazione scelto è esattamente proporzionale al livello evolutivo realizzato. Voi stesso potete accorgervi, come nella questione del cibo, che se lo psichico è attivo e sveglio il giusto atteggiamento viene naturalmente, e qualunque difficoltà ci sia presto diminuisce o addirittura scompare. Sri Aurobindo – Dalle “Lettere sullo yoga - Libro 4 – cap. 21 –pag. 165
Vi sono innumerevoli motivazioni, di carattere salutista, nutrizionista, scientifico, medico per sconsigliare l’uso della carne, e altrettante potrebbero essere addotte di carattere psicologico, morale ed etico, la maggior parte delle quali senza dubbio importanti e valide, ma non è questo il tema che il presente lavoro si propone di svolgere, e quindi non le esporrò e neppure le elencherò, rimandando ad altri testi chi avesse interesse ad approfondirle. Accennerò solamente ad una delle argomentazioni che riguardano le implicazioni sui piani più sottili: sulla “quantità di raggi solari catturati e contenuti nel cibo, ortaggi e frutti sono talmente impregnati di raggi, da poter essere considerati un condensato di luce solare” (come dice un grande esoterista come O.M. Aivanhov). Mi sono limitato ad approfondire le questioni di carattere pratico, perché è a praticanti che questo testo è indirizzato, e vi è comunque una argomentazione che ritengo definitiva e che pertanto vorrei adeguatamente evidenziare: mano a mano che procede la consapevolezza e ci posiziona su un livello di coscienza abbastanza elevato ed ampio, diviene del tutto “naturale e normale” fare scelte che ci tengono, per quanto possibile, lontano dalla morte e dalla sofferenza, e, senza ambiguità ed ambivalenza, ci si astiene da azioni che possano provocarle ed
Ora è forse giunto il momento di cambiare cibo e di passare a qualcosa di un po' meno 'animalesco'! Ma dipende in modo assoluto dallo stato di coscienza di ognuno. Per una persona ordinaria, che vive una vita ordinaria, con attività ordinarie, che non pensa ad altro se non a guadagnarsi da vivere, a stare bene, e forse anche a prendersi cura della propria famiglia, mangiare carne va benissimo; può mangiare qualsiasi cosa, tutto ciò che gli va e gli fa bene. Se però si vuole passare da quella vita ordinaria a una vita superiore, il problema comincia a rivestire un certo interesse. Se poi dopo essere passati a una vita superiore si cerca di prepararsi alla trasformazione, allora riveste una grande importanza. Certi cibi, infatti, aiutano il corpo a diventare sempre meno materiale, mentre altri lo mantengono in uno stato di animalità. Mère – Conversazioni 1954
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ATTO MAGICO – CERIMONIA SACRA – PRATICA DI TRASFORMAZIONE
trasmette alle cellule del corpo fisico e ai corpi sottili. Vi sono alimenti che permettono la sintonizzazione con particolari vibrazioni tramite il cibo usato con consapevolezza ed intento, noi posiamo veramente sintonizzarci con le energie cosmiche ed attingere a questo grande serbatoio di energia e di equilibrio. … vi sono minerali, essenze, erbe che contribuiscono a curare, nutrire e a fortificare oltre il corpo fisico ma anche il corpo eterico, emozionale, mentale, e l’aura. Anche cio’ che si mangia assume una notevole importanza; Essere o no vegetariani e’ una questione di livello evolutivo, la differenza tra alimentazione a base di carne e l’alimentazione vegetariana sta nella quantita’ di raggi solari catturati e contenuti dal cibo, ortaggi e frutti sono talmente impregnati di raggi ,da poter essere considerati un condensato di luce solare,in piu’ lasciano pochissimi residui. La nocività della carne dipende anche dal fatto che gli animali veicolano la paura e il terrore della morte. In certi casi puo’ essere utile osservare dei periodi di digiuno. O.M. Aivanhov - Lo Yoga della nutrizione.
Se il tipo di alimentazione scelto è esattamente proporzionale al livello evolutivo realizzato è altresì specularmente vero che la volontà può trasformare l’atto del mangiare in un momento di crescita e progresso coscienziale. Ad una volontà sincera corrisponderà una “risposta”, una discesa della Forza che renderà il nostro pranzo una cerimonia sacra, permeando il cibo e trasformandolo in una sostanza “dinamizzata”, pregna di energia sottile facilmente assimilabile dal corpo. Questo significano nella sostanza i miti relativi ai “cibi degli dei”, dalla manna biblica, al soma vedico, dal magico idromele all’amrita, ma soprattutto in questo sta l’essenza della trasmutazione che avviene durante l’elevazione, punto culminante della Messa cristiana, vero e proprio atto magico, seppure del tutto inconsapevole per lo stesso officiante ed per la gran parte dei partecipanti. Il pasto è una cerimonia magica, grazie alla quale il nutrimento si deve trasformare in salute, in energia, in amore, in luce. Noi sappiamo quando mangiamo un pezzo di pane o un frutto, ma raramente comprendiamo COSA SONO VERAMENTE; non e’ una forma fisica anche se saporita quella che assimiliamo ma e’ una infinita danza di particelle vitali, l’alimentazione e’ vita ed in questo senso l’alimentazione e’ anche una informazione relativa al Principio Vitale, o Divino, che il cibo assunto in modo consapevole
Ne consegue che il cibarsi in modo inconsapevole o in eccesso porta a non riconoscere e a non ricercare altro nutrimento che quello materiale, e l’ignorare o il rifiutare l’alimento “sottile” comporta l’impossibilità di accedere ai piani superiori, oltre ad indurre una “pesantezza”, nei vari corpi che produce difficoltà nelle pratiche ed un sonno pesante ed incosciente.
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Nella condizione di silenzio, quiete e pace, rivolgere l’attenzione verso l’alto, al di sopra della testa, verso quell’oceano di Energia che vi si trova.
Richiamare quella Forza luminosa, lasciare che passi attraverso il centro della “corona” e gli altri centri sottili, fino al cuore. Irraggiare l’energia attraverso le braccia e le mani fino al cibo.
Mangiare lentamente, assaporando il gusto dei cibi, senza attaccamento ma con gioia. Restare nella condizione di silenzio, quiete e pace, senza indulgere in oziose conversazioni, senza lasciarsi travolgere dal vortice dei pensieri o seguire ininterrotte catene di associazioni mentali. Lasciar cadere i pensieri, le preoccupazioni e concentrarsi sul momento presente e sull’azione che si sta compiendo.
Portare attenzione al ritmo del proprio respiro ed ascoltare il battito del proprio cuore, “sentire” il corpo immerso nell’ambiente e gli organi che funzionano efficienti e calmi. Porre attenzione alle componenti del corpo fino alle cellule e fino a coglierne le vibrazioni.
Armonizzare la masticazione con il respiro. Percepire l’energia che viene immessa nell’organismo con la respirazione (in particolare durante l’ispirazione) o che passa attraverso la pelle con la luce che l’accarezza.
Quanto al cibo, è una necessità del corpo e dovete usarlo per mantenere il corpo forte e sano. Dovete sostituire l’attaccamento con l’Ananda del cibo. Se avete questo Ananda e il giusto senso del gusto, e se fate il giusto uso del cibo, l’attaccamento, se c’è, scomparirà da sé dopo un certo tempo.
Sri Aurobindo – Dalle “Lettere sullo yoga” - Libro 3 – cap. 18 – pag. 223 Il corpo ha la necessità di alimentarsi e la natura ha dotato l’uomo del senso del gusto per favorire e facilitare l’azione del mangiare. Se da un lato è del tutto errato indulgere troppo al senso del gusto, fino a sconvolgere la naturale dinamica che lo regge e quindi ingurgitare
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troppi alimenti rispetto alle necessità del corpo, dall’altro non ha un senso macerare il corpo stesso nella fame. Il corpo va rispettato e mantenuto sano ed efficiente al fine di trasformarlo o meglio di riscoprirlo Divino.
In verità lo yoga non è né per colui che mangia troppo né per colui che e nemmeno per chi dorme troppo o veglia continuamente, o Arjuna. Bhavagad Gita- Libro 6 v 16
Cibo ed evoluzione Ogni creatura ha la necessità di assorbire energia per continuare la propria esistenza, anche la materia più amorfa ed anche i cristalli, per quanto ci appaia strano, come per ogni cosa diversa dalle modalità esistenziali umane. Gli esseri viventi in particolare hanno bisogno di molta più energia che non gli esseri inanimati, per conservare l’ esistenza ed anche la vita. Gli animali devono conservare esistenza, vita e capacità di movimento, gli umani tutto ciò e in più la funzione intellettiva mentale. Pare quindi valida la formula che le specie, che incarnano i diversi passaggi evolutivi, spendano nelle loro funzioni una maggior quantità di energia e conseguentemente debbano approvigionarsene in quantità maggiore proporzionalmente al livello evolutivo. Ciò di cui non tiene conto questa approssimativa legge è anche la qualità dell’energia e la sua purezza. I vegetali hanno un sistema di “nutrizione” più “dolce” ed armonico: uso delle radici (osmosi) per acquisire acqua e sostanze
nutritive dalla terra e della fotosintesi clorofilliana utilizzando la luce per “fissare” il nutrimento. Gli animali hanno invece un sistema di alimentazione più violento. Con l’atto del masticare inizia un procedimento di distruzione di “altra” materia, distruzione che continua chimicamente nello stomaco. L’evoluzione si è sviluppata un po’ alla cieca, per tentativi, seguendo i modi ed i tempi della natura, in modo del tutto inconscio. La natura sa la direzione verso cui andare perché guidata da una Forza superiore, ma ha ampia autonomia sul come ed i sui tempi e modi procedono senza fretta, sperimentando nel buio dell’incoscienza o nel chiaroscuro della semicoscienza. Solamente con l’uomo la materia ha realizzato consapevolezza dell’esistenza e solamente con l’uomo e nell’uomo vi è la potenzialità di procedere nel processo evolutivo, non solo per quel che riguarda la direzione, ma anche relativamente alle modalità che potrebbero divenire più veloci ed efficaci in modo proporzionale alla coscienza in cui l’uomo saprà posizionarsi.
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I cicli dell’evoluzione tendono sempre verso l’alto, ma sono cicli e, nella loro ascesa, non seguono una linea retta. Il processo dà quindi l’impressione di una serie di ascese e di discese, ma l’essenziale di ciò che l’evoluzione ha conquistato viene conservato o, anche se oscurato per un certo tempo, riemerge in forme nuove adatte ai tempi nuovi … … Parallelamente all’evoluzione mentale dell’uomo, ebbe presto inizio un’altra evoluzione, quella che prepara l’essere spirituale e supermentale… … questo è un mondo in lenta evoluzione, in cui l’uomo è emerso dall’animale ma non è ancora uscito del tutto, la luce è emersa dalle tenebre, e una coscienza superiore è emersa da un’incoscienza dapprima inerte poi inquieta e in lotta con se stessa…. … Quella spirituale è una coscienza nuova che deve evolversi ed è già andata evolvendosi. Sri Aurobindo – “lettere sullo yoga Libro 1 – capitolo primo.
manifesta la Mente in quello che appare l’ultimo gradino evolutivo, dopo la Materia e la Vita. Ma non è certo questa la meta finale dell’evoluzione: un animale intelligente e parzialmente cosciente che ha conquistato il globo con l’aggressività e la capacità di manipolare l’ambiente. Le specificità umane sono divenute obsolete e, se non verranno superate e trasformate, potranno determinare la distruzione della specie o anche dell’intera terra. La Materia dovrà completare il suo ciclo riscoprendo la Spirito nella sua essenza e lo Spirito scendere dai suoi cieli algidi per illuminare ogni abisso della nescienza: il ponte tra materia e spirito è proprio l’uomo, con i piedi piantati nella terra e lo sguardo rivolto al cielo, al sole, alle stelle. E’ l’uomo che può scoprire la propria essenza reale, le radici Divine di ogni cosa. Nell’uomo si può compiere pienamente il gioco del Divino che infine riscopre sé stesso nell’individuale. E quale sarà la fine di tutta la faccenda? Se il miele potesse assaggiare sé stesso e tutte le sue gocce insieme, e se tutte le sue gocce potessero assaggiarsi a vicenda e ciascuna gustare l’intero favo come sé stessa, tale dovrebbe essere la fine per Dio, per l’anima dell’uomo e l’universo. (Sri Aurobindo – Pensieri ed Aforismi)
Il procedere del processo evolutivo si potrebbe ben meglio rappresentare lungo una spirale ascendente che non lungo una linea retta. Ad ogni passaggio delle curve della spirale si recupera ciò che era stato realizzato di valido lungo le volute situate più in basso; ma lo si posiziona ad un livello superiore, superando (o meglio trasformando) nel contempo tutto ciò che è diventato obsoleto ed inutile. E’, per esempio, utilissimo che l’uomo recuperi tutto ciò che la ragione, nel suo imporsi, ha oscurato: quei piccoli poteri naturali, quelle capacità innate che ovviavano alla mancanza intellettiva; ma dovrà farlo integrandole con le specificità della mente. Sarebbe una sorta di istinto che diventa cosciente di sé stesso e che aiuta l’uomo a superare la presunta onnipotenza della mente, mostrandone i limiti. L’uomo
Dopo la mente, si instaurerà su questo piano “qualcosa” rispetto a cui la mente sarà più primitiva ed ignorante di quanto non sia stata la materia inerte rispetto alla mente stessa. Quel qualcosa sarà la Gnosi Divina, la Supermente, la Coscienza di Verità che si manifesterà in una Conoscenza che sarà al contempo Volontà e che sarà manifestata dalla specie che verrà dopo l’uomo.
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Sri Aurobindo – Savitri - Libro 10, Canto IV,vv.639,657 But the soul grows concealed within its house; It gives to the body its strength and magnificence; It follows aims in an ignorant aimless world, It lends significance to earth’s meaningless life. A demigod animal, came thinking man; He wallows in mud, yet heavenward soars in thought; He plays and ponders, laughs and weeps and dreams, Satisfies his little longings like the beast; He pores upon life’s book with student eyes. Out of this tangle of intellect and sense, Out of the narrow scope of finite thought At last he wakes into spiritual mind; A high liberty begins and luminous room: He glimpses eternity, touches the infinite, He meets the gods in great and sudden hours, He feels the universe as his larger self, Makes Space and Time his opportunity To join the heights and depths of being in light, In the heart’s cave speaks secretly with God.
Ma l'anima si evolve celata dentro la sua dimora; è lei che dà al corpo la sua forza e il suo splendore; è lei che insegue le finalità in un mondo ignorante e senza scopo, è lei che dà un significato alla vita senza senso della terra. Animale semidivino, è arrivato l'uomo pensante; si rotola nel fango, ma verso il cielo si erge nel pensiero; giuoca e medita, ride e piange e sogna, soddisfa i suoi piccoli appetiti come l'animale; riflette sul libro della vita con occhi intenti. Fuori da questo groviglio d'intelletto e sensi, fuori dal ristretto campo del pensiero inadeguato, si sveglia infine nella mente spirituale; inizia una vasta libertà e un luminoso spazio: intravede l'eternità, tocca l'infinito, incontra gli dèi in momenti grandi e improvvisi, sente l'universo come il suo più vasto sé, rende Spazio e Tempo opportunità sue per unire le vette e le profondità dell'essere nella luce, nella caverna del cuore parla segretamente con Dio.
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Il piano terrestre è un piano evolutivo: a differenza degli esseri che dimorano su altri piani, Dei compresi, l’uomo può evolvere. Ciò significa che l’uomo è libero di scegliere, anche se la sua libertà è direttamente proporzionale alla sua conoscenza, cioè al suo livello di coscienza. Il piano comunque evolve, a prescindere dall’uomo e dalle sue scelte, ma in ogni caso il dharma dell’uomo, il significato profondo della sua esistenza, è quello di scegliere in ogni momento di essere consapevole strumento ed agente dell’Energia evolutiva; altrimenti sarà adagiato nell’inerzia ed opporrà tutta la resistenza possibile al mutamento ed alla crescita. La specie umana non scomparirà anche quando sarà apparsa la nuova specie che incarnerà la Supermente, così come non sono scomparsi animali ed altri esseri senzienti sulla terra, dove ciascuno ha pur la sua propria ragione di vita. La specie umana può consapevolmente essere la levatrice della nuova specie; l’uomo ha la possibilità di preparare la nuova specie, lavorando su sé stesso, per trasformare la mente, il vitale ed il suo stesso corpo. Occorre comprendere che sarà il Divino a compiere a trasformazione, ma che è comunque indispensabile la volontà e l’azione dell’uomo, una volontà ed una azione prive di ego e disgiunte dai frutti. In uno yoga integrale ogni parte dell’uomo deve essere imbevuta di Luce e trasformata senza eccezione per il corpo. In una sadhana di trasformazione del corpo, l’alimentazione è uno strumento cardine, non solo mero atto necessario alla vita, ma vera e propria parte dell’operatività. La comparsa del Nuovo Essere che verrà dopo l‘uomo non è prossima ed occorreranno ancora moltissimi anni e lavoro, anche se l’opera di Sri Aurobindo e della Madre ne hanno posto le basi e le premesse. La Nuova Specie avrà naturalmente molte meno caratteristiche animali di quante ne ha ora l’uomo: in particolare potrà accedere direttamente alla fonte dell’Energia senza necessità di particolari procedimenti per l’alimentazione. Sarà un tornare al modo non distruttivo e cruento, che già la natura ha utilizzato su un “braccio” inferiore della spirale evolutiva, senza perdere ciò che i cicli successivi hanno consentito di realizzare. Ma nel frattempo, per giungere a quel risultato, occorreranno miriadi di
modifiche successive, attraverso molti e molti esseri di transizione, che pian piano si allontaneranno dall’uomo attuale e si accosteranno all’Essere del Futuro. Per quello che riguarda il cibo occorrerà armonizzarsi innanzitutto con quella dinamica delle energie che era ben conosciuta dall’uomo delle origini, quando la mente non era ancora ben stabilita sulla terra ed è utilizzata pienamente ed istintivamente da tutti gli altri esseri senzienti. Il cibo non è l’unica fonte di energia: esposizione alla luce solare e pranayama opportunamente eseguito rendono il nostro corpo pieno di energia vitale, cosicché necessita di meno cibo quando vengono eseguite tali pratiche. Occorre inoltre attivare ogni possibile atteggiamento che eviti spreco di energia, soprattutto rendendo quieti il vitale e la mente. Una mente silenziosa ed un vitale pacificato lasciano intatta la nostra riserva di energia che può essere utilizzata per le scelte consapevoli e non dissipata in inutili catene di pensieri o coatti movimenti vitali. Vi è poi la possibilità di praticare esercizi meditativi che conducono alla realizzazione della Coscienza Cosmica e quindi all’accesso alla Energia inesauribile che il cosmo tutto regge. Ma non ostante ciò l’uomo attuale ha ancora necessità del cibo ed il corpo non deve macerare e soffrire nella fame, ma essere pienamente nutrito. E ci sarà probabilmente una transizione in cui avremo un cibo sempre meno materiale. E quello che stanno cercando adesso: tutte le loro vitamine e le loro pillole fan parte della ricerca istintiva di un cibo meno terra terra, che servirà certamente alla transizione. Ci sono tante cose di questo genere. Dal 24 (il giorno del darshan), sto vivendo in questa nuova coscienza e ho visto il quadro di tante cose. Persino certe esperienze per cui ero passata le ho capite soltanto adesso. Come ad esempio quando ho digiunato per dieci giorni (completamente neanche una goccia d’acqua), senza avere il minimo pensiero per il cibo (non avevo tempo per mangiare), e non era una lotta: era una decisione. In quel momento c’era in me una facoltà che si è sviluppata a poco a poco; per esempio, respiravo il profumo dei fiori e me ne nutrivo. L’ho visto: ci si nutre in modo più sottile.
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Solo che il corpo non è ancora pronto. Il corpo non è pronto e si deteriora, vale a dire che si mangia da sé. Questo prova allora che il momento non è ancora venuto e che si tratta soltanto di un’esperienza — un’esperienza che insegna qualcosa insegna che non ci dev’essere un drastico rifiuto di entrare in rapporto con la Materia corrispondente, né un isolamento (non ci si può isolare, è impossibile) ma una comunione su un piano più elevato e più profondo. Agenda di Mère - Vol VI-27 novembre 1965
Il cibo porta in sé un germe di death, di morte, di decomposizione. Ovviamente, dovrà essere sostituito da qualcos’altro. Agenda di Mère – Libro tredicesimo - 9 agosto 1972
Nella consapevolezza che la materia del corpo umano può essere irrorata e fecondata dalla terra, dall’acqua, dall’aria e dal fuoco, il dover comunque ricorrere al cibo comune non ci esime pur tuttavia dall’attivare quanto più possibile ogni pratica che sia armonica con tale visione e ci avvicini al superamento delle condizioni e abitudini animali. La morte è una delle abitudini e delle condizioni animali. La vittoria dell’uomo sulla morte fa parte di innumerevoli miti, il che significa che questo tema è stato sepolto ben profondo nell’inconscio collettivo. Tutte le religioni rimandano il problema ad una condizione post mortem, sia essa un paradiso, un nirvana o una reincarnazione. I pochissimi che si sono posti il problema della vittoria sulla morte là dove essa ha un senso, cioè nel corpo, hanno raggiunto vittorie individuali ed in ogni caso, pur trasformando il loro corpo e sottraendolo alla putrefazione, hanno abbandonato la vita (parlo sopratutto degli yogi, dei santi e degli esoteristi che hanno perseguito la formazione del “corpo di luce”) . Solamente Sri Aurobindo e Mère hanno “lavorato” concretamente per una trasformazione della materia, ad iniziare dal loro medesimo corpo, dalla coscienza cellulare; un lavoro che apre la via per una trasformazione che sola può vincere la morte sul suo proprio terreno. Una vittoria per l’intero piano e per l’intera umanità. Mère diceva bene: “ Il contiene i l suo germe di morte”
Sri Aurobindo e Mère hanno aperto un sentiero nella foresta vergine. Un sentiero che molti altri potranno e dovranno seguire e consolidare con i loro piedi perché la meta sia raggiunta e la via percorribile usualmente. Il lavoro anche sul corpo è indispensabile per i praticanti dello yoga integrale, anzi una consapevolezza della legittimità e dell’importanza del corpo si sta estendendo a tutti gli uomini e non è in conflitto con la visione spirituale. Il come cibarsi, con cosa e con che modalità fa parte integrale di questo lavoro. Il futuro Essere che verrà dopo l'uomo ed incarnerà la Gnosi Divina, incarnerà una conoscenza che è anche Volontà e Potere e quindi avrà piena potestà anche sulla morte. L’Uomo Gnostico saprà accedere all'Energia direttamente senza necessità di distruggere, triturare, sciogliere chimicamente altra materia. Vi saranno esseri di transizione che dovranno pian piano imparare ad alimentarsi in modo sempre più consapevole ed utilizzando di più la Luce del Sole e l'Energia Cosmica: la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco contengono tutta l'energia che occorre, occorre imparare ad utilizzarla, in modo da ridurre sempre di più il ricorso alla violenza ed alla distruzione e infine abolire totalmente la morte per quel che riguarda il nostro cibo.
cibo
Satprem: Carnet d’un Apocalipse - 26 giugno 1984
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[NOTA] In termini molto semplici si potrebbe dire che tutta la materia vivente sulla Terra (compresa soprattutto quella usata come cibo) si sia ‘aggregata’ grazie all’energia solare. In seguito questa stessa materia viene ‘disaggregata’ per liberare e fornire la STESSA energia. Non ci sarà allora un mezzo diretto per assorbire queste STESSE particelle d’energia senza passare attraverso tante operazioni intermedie?. Agenda di Mère – Libro tredicesimo - 9 agosto 1972
Così com’è, il corpo fisico non è altro che un’ombra molto deformata della vita eterna del Sé, ma questo corpo fisico è capace di uno sviluppo progressivo; attraverso ogni formazione individuale, la sostanza fisica progredisce, e un giorno sarà in grado di costruire il ponte tra la vita fisica come la conosciamo e la vita supermentale che si manifesterà. Per me diventa sempre più difficile mangiare — quasi impossibile. Evidentemente qualcos‘altro dovrà sostituire il cibo.
APPENDICE 1 Questa pubblicazione non vuole essere una esercitazione dialettica e neppure l’esposizione di una serie di opinioni, ma ha lo scopo di testimoniare una pratica sperimentata giorno dopo giorno. Non vuole quindi essere una disamina definitiva dell’argomento, quanto piuttosto di fornire una serie di spunti che ciascuno utilizzerà adattandoli alla propria peculiare sadhana. E’ un lavoro fatto da praticanti ed indirizzato a praticanti e pare quindi opportuno corredarlo con un paio di esperienze di vita molto concrete e vissute, quale esempio emblematico che “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” ( Shakespeare ). In altre parole occorre essere umili, accostarsi alla vita ed alla conoscenza privi di preconcetti ed aperti alle esperienze così come esse si presentano. Con questa inflessione ci è parso interessante aggiungere una breve testimonianza del lavoro di una autrice ormai celebre che ha operato nel campo dell’alimentazione sperimentando e lavorando su se stessa in modo integrale.
Esperienza di T. dei quarant’anni ) con un rossore intenso diffuso in tutto il corpo e bollicine sparse sul viso e il petto. Sentivo tutta la pelle bruciare in modo insopportabile. Mi fu diagnosticata un’intolleranza alla maggior parte degli alimenti oltre che un’ allergia all’acido acetilsalicilico e a tutto il gruppo di vitamina B.
Nella mia vita non avevo mai avuto problemi rispetto al cibo, potevo mangiare qualsiasi cosa, senza avere disagi di nessun tipo. Questo fino ad un fatidico giorno d’aprile in cui mi capitò qualcosa che cambiò in gran parte non solo il mio modo di alimentarmi ma anche la mia vita sociale. Mi alzai una mattina del 1995 (alla vigilia
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A quel tempo ero già vegetariana e mi cibavo principalmente di verdura, frutta, legumi e cereali. Tralascio, per non tediare, di trascrivere i vari passaggi attraverso cui sono arrivata ad alimentarmi solo di riso bollito e carote. Dopo un primo momento di sentimenti negativi quali stupore, incredulità e disappunto per dover rinunciare ad uno dei piaceri della vita, mi “ rimboccai le maniche” e cercai di trarre da questa esperienza non solo un insegnamento ma anche una opportunità di crescita nella mia Sadhana. Aumentai i tempi in cui meditavo, integrando le sedute ( volte soprattutto a trovare il silenzio interiore) con le pratiche tibetane, che già mi erano “compagne” nel cammino e con esercizi di Pranayama, che considerai fondamentali per mantenere il mio livello energetico sia fisico che dei piani più sottili, a dei livelli buoni. Nel contempo diventai anche più attenta al momento dedicato al cibo, facendo delle brevi concentrazioni sia prima che durante e dopo. Portai più consapevolezza alla comprensione dell’importanza del cibo nella nostra vita quotidiana, percependo nettamente quanto esso sia parte integrante della Sadhana e non un “diversivo”. Mi accorsi, che non solo la mia salute fisica migliorava nettamente man mano che il tempo passava e l’alimentazione si manteneva limitata , ma anche che la mia energia generale aumentava. Ad esempio, pur non essendo mai stata una di quelle persone che necessitano di otto ore di sonno o più, il tempo per il riposo si era gradualmente assestato sulle quattro ore , cinque al massimo . Lavoravo dalle otto alle dieci, undici ore giornaliere e dopo di ciò svolgevo normalmente la mia vita. L’unica cosa che cambiò furono le mie relazioni sociali, che divennero meno legate a momenti conviviali attorno ad una tavola imbandita e furono invece più spesso incontri di meditazione, pratica e studio. Nei sette anni, in cui mi alimentai
esclusivamente di riso e carote , continuai, spinta dalle pressioni delle persone a me più vicine ( timorose che prima o poi il mio “ottimo stato di salute” potesse prendere una china ripidissima e portarmi verso la malattia) a sottopormi a vari test, sia nell’ambito della medicina tradizionale che in quello della medicina alternativa. Un giorno mi dissero che non essendo intollerante alla carne e al pesce, avrei dovuto, almeno, cibarmi di quest’ultimo, per non avere carenze vitaminiche e di minerali, cosa che peraltro, non è mai avvenuta nel corso di tutti i sette anni, durante i quali i miei esami del sangue sono sempre risultati perfetti. Essendo, come ho detto, vegetariana accolsi malissimo questa proposta, che però non rifiutai subito, riservandomi di decidere dopo qualche tempo. Dopo circa quindici giorni, tornai a fare il test e grande fu la sorpresa notando che il mio tasso dei minerali quali potassio e fosforo, per i quali il pesce mi era stato consigliato, era alto come se mi fossi alimentata normalmente, soprattutto di pesce, fino alla sera precedente. Non assaggiavo nessun tipo di carne da almeno quindici anni . Questa ulteriore esperienza, oltre alle mie ottime condizioni fisiche, mi convinse a continuare con il riso e le carote, fino a quando il mio corpo stesso non mi avesse detto che potevamo nutrirci di altro. Da qualche anno sono ritornata ad un’alimentazione dove sono incluse molte verdure ed alcuni tipi di frutta, non per necessità, ma semplicemente per il piacere di gustarli. Ritengo, comunque, che la mia sperimentazione in tale campo non sia affatto conclusa, anzi, che essa stia prendendo ancora una svolta andando ad intrecciarsi ancora di più con la Sadhana personale, legandosi ad un lavoro globale d’integrazione di questa con ogni aspetto della vita, di cui il cibo e le ore dedicate al sonno sono una parte fondamentale.
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Esperienza di L.
preferibilmente cruda (carpaccio) o poco cotta. L. confermò con fermezza la sua decisione, convenendo con il medico solamente per la raccomandazione di fare gli esami ogni due mesi. Ebbene la sua anemia, in modo del tutto inspiegabile e con grande sorpresa del medico, iniziò a regredire, finché, in sei-sette mesi, gli esami del sangue furono del tutto nella norma.
Dopo averci pensato per qualche anno, L. decise verso i cinquant’anni di diventare vegetariana; ciò per diversi motivi, tra i quali era prevalente l’amore per gli animali. Il suo medico la sconsigliò perché i suoi esami del sangue evidenziavano da tempo una anemia conclamata. Nella sua dieta era anzi fortemente consigliato il consumo di carne,
Jasmuheen: Nutrirsi di luce http://www.aamterranuova.it/article898.htm Dal 1993, Jasmuheen segue una dieta molto speciale: si nutre solo di aria e di luce. La cosa più sorprendente è che non stiamo parlando di un asceta che vive in ritiro, ma di una bellissima e dinamica donna, spesso in giro per il mondo a raccontare la sua fantastica esperienza.
Jasmuheen è balzata alla ribalta internazionale quattro anni fa, quando ha reso pubblico il suo percorso di ricerca spirituale e la scelta di nutrirsi solo di aria e luce. Australiana di nascita, ma di ascendenza norvegese, Jasmuheen è molto lontana dall’idea comune che si ha di un’asceta dedito alla mortificazione del corpo. E’ una donna molto attraente che sembra molto più giovane della sua età anagrafica, madre di due figlie oramai adulte. Si è risposata circa due anni fa. Il suo attuale compagno ha tre figli e insieme ne hanno adottati altri due, formando una vivace e numerosa famiglia.
Jasmuheen dichiara di trarre alimento direttamente dal prana, o energia fotonica, attraverso un processo simile alla fotosintesi; ma l’essenza del messaggio di cui si fa portatrice, non è tanto il superamento del bisogno di cibo, quanto la liberazione dagli schemi mentali che soffocano le nostre potenzialità, rendendo difficile l’incontro di ognuno con l’essere divino interiore. La sua è, in fin dei conti, una sfida alla “visione scientifica” della realtà, una provocazione che sembra voler dire: “Andate oltre il senso comune delle cose e tutto diventerà possibile, Jasmuheen è arrivata a questi sorprendenti risultati dopo aver vissuto per molti anni in ritiro, meditando e studiando le filosofie orientali. Prima di iniziare a scrivere (quattordici libri
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pubblicati negli ultimi cinque anni) e a servire l’evoluzione planetaria, Jasmuheen ha lavorato come consulente informatico, ma è sempre stata profondamente interessata alla ricerca spirituale. Sente che il suo ruolo più importante è di servire colui che lei chiama Oh-Om (One Heart, One Mind, Un Cuore, Una Mente) e che altri chiamano Dio, Allah, Brama, Intelligenza Suprema o Natura. Può spiegare brevemente cosa significa "nutrirsi di luce" e qual è la differenza con il digiunare? C’è una grande differenza fra digiunare e nutrirsi di prana. Col digiuno possiamo disintossicarci, far riposare l’organismo o curarci. Però il digiuno, dopo un po' di tempo, tende ad intaccare il tessuto muscolare ed i grassi presenti nel corpo, e si comincia a perdere peso. Col prana, invece, si accede ad una fonte di nutrimento che sgorga dentro di noi. E’ quella forma di energia che i cinesi chiamano chi e gli yogi prana. L’organismo diventa capace di nutrirsi di quest’energia e quindi non si autoconsuma, non perde peso. Alimentarsi di luce è, in definitiva, come premere un interruttore interno, per accedere ad una fonte di nutrimento che già esiste in ciascuno di noi, e che il corpo produce in abbondanza quando si vive in maniera più consapevole e spirituale. Da questo punto di vista, si può considerare il corpo come un biocomputer e la mente come un programma di software. Attraverso una buona padronanza della mente si può riprogrammare il corpo, per fargli fare qualunque cosa, incluso la conservazione di un peso perfetto o un elevato livello di energia senza più quasi il bisogno di dormire.
APPENDICE 2 Gli autori di questo lavoro hanno partecipato ad un soggiorno a Pondicherry ed Auroville nel gennaio-febbraio di questo anno. Il viaggio è stato soprattutto una continuazione della sadhana, sia individuale, che quella collettiva del piccolo gruppo di praticanti che hanno partecipato al viaggio. E’ poi stato essenzialmente un viaggio interiore. Durante il soggiorno in India, il tempo è “sfumato” in una la giornata scandita dal “ritmo” di una pratica continua. Non vi erano i consueti punti di riferimento che solitamente segnano il trascorrere della giornata, che sono stati sostituiti da momenti di particolare “concentrazione” della pratica. Non è stato per caso che Sri Aurobindo fosse “ chiamato" a trasferirsi e risiedere a Pondicherry, dove poi lo raggiunse la Madre: è evidentemente un luogo “speciale”, reso poi ancora “più speciale” dal lavoro che Essi vi hanno svolto. Non è difficile percepire l’ energia e le vibrazioni di cui sono intrisi sia Pondicherry che Auroville . Sono due i catalizzatori di questa energia, il Samadhi ed il Matrimandir e lavorando interiormente
in quei due "siti", è possibile accelerare la crescita e la trasformazione ... Questo è quanto ci è accaduto: una sorta di salto di livello energetico-vibratorio della coscienza. Accanto a ciascuno di questi "siti" vi sono due magnifici vecchi alberi: il Banjan, un vero e proprio tempio naturale, di fronte al Matrimandir, e l'albero che "abbraccia" il Samadhi e che in estate si orna di mille fiorellini rosa, abitato da decine di scoiattoli giocosi .Abbiamo scelto di ridurre al minimo i rapporti esteriori e di restare il più possibile interiorizzati, con lunghe ore di pratica e studio. Anche i momenti di sonno e di cibo erano orientati allo yoga del sonno e del cibo.
Questa pratica facilitata dal pasto presso la Dinning Room dell'Ashram che da molti anni serve un pasto prescritto dalla stessa Madre ... è un luogo magico, in cui è possibile mangiare seduti sotto i ritratti dei Maestri, per lo più in silenzio e concentrati su quell'azione come fosse sacra ... 19
Gli “effetti” di questo viaggio, le trasformazioni, li scopriremo a poco a poco, è stato come un alimento ed ora dovrà essere digerito pian piano e poi
metabolizzato . Questa piccola e modesta pubblicazione è un parto anche di quel viaggio …
Pondicherry - Dining room dell’Ashram di Sri Aurobindo
Il pranzo della Dining room
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